Alcune delle domande e risposte pubblicate nella rivista Share International:
2017
settembre 2017
D. Come può definire questo: un messaggio nonché la nostra epoca di speranza? (conferenza, Parigi, 2007)
R. Questo è uno dei periodi più interessanti della storia umana e stanno avvenendo degli eventi straordinari; è un privilegio essere vivi, essere in incarnazione in questo periodo in cui ogni cosa sta sta cambiando. Tutto sulla terra sta attraversando una profonda trasformazione, una trasfigurazione. Certo, per molti, questo è il periodo più spaventoso della loro esistenza; sembrano momenti di difficoltà e di pericolo, con ogni sorta di minacce: guerra, disastri di ogni genere, la distruzione ambientale. Come posso dunque essere fiducioso? Nella vita molte cose differenti accadono in contemporanea: da un lato, il mondo sta subendo una catastrofe, nel contempo il mondo sta cambiando per il meglio. Entrambi aspetti sono reali, la gente però solitamente vede le cose unidimensionali, si focalizza più sulle minacce, in quanto sono raccapriccianti.
D. Come scorgere qualcosa di positivo nelle guerre, o nelle minacce di guerra in molti luoghi del pianeta ? Sicuramente non li si può considerare in una luce positiva?
R. Indubbiamente, sono catastrofi reali e non a beneficio dell'umanità. Ma sono gli ultimi spasimi di una civiltà in declino, di un’era morente. Cosa succede quando un'era muore? Non è la fine di tutta la vita; è semplicemente la fine di un'epoca, e stiamo vivendo in un periodo di transizione. Lo sconvolgimento è causato dallo scontro tra il vecchio e il nuovo – le nuove energie. Si tratta di un evento cosmico, su cui non abbiamo alcun influsso. I cambiamenti sono essenziali al fine di creare una nuova e giusta civilizzazione. Fortunatamente, le vecchie divisioni del mondo stanno per terminare e le nuove energie produrranno la sintesi, unendo e fondendo persone e idee differenti. Dovremmo aspirare all'unità nella più vasta diversità. L’anelito fondamentale di ognuno è quello di trovare l'unità, la fusione con gli altri. A questo dobbiamo aspirare calorosamente.
Quando Benjamin Creme lavorava a contatto con il suo Maestro per informare il pubblico sul ritorno imminente di Maitreya, gli si ponevano innumerevoli domande su molti argomenti. In questa rubrica ne pubblichiamo alcune finora inedite.
(Conferenza di Creme a San Francisco, novembre 1995)
D. Come ci si può liberare da tendenze negative o emozioni represse del passato?
R. Riallineando la nostra identificazione. Più ci identifichiamo con il Sé, piuttosto che con i veicoli del Sé – i corpi fisico, astrale e mentale – più ci liberiamo dalle tendenze negative, conseguenza di un’identificazione errata. Ci identifichiamo con quanto sentiamo, sovente negativo. Ci sentiamo feriti, crudeli, arrabbiati, cattivi, e riteniamo che questo sia reale; lo diamo per scontato, ma non lo è. Sono solo sensazioni che passano attraverso noi: non c’erano il giorno, e magari nemmeno il successivo. Come descrivere dunque una cosa reale? Ciò che non dura nel tempo, non è reale, è momentaneo. Se ci identifichiamo con una sensazione, essa tende a consolidarsi. Potete, per esempio, generare nel vostro sistema la tendenza all’autocommiserazione, molto diffusa nel mondo: un’esperienza assai negativa. La conserviamo in noi ed essa si ripercuote su tutto l'individuo. Ne scaturisce una condizione di negatività. Identificandovi in essa, semplicemente la rafforzate. Provate invece a sentirla dicendovi: “io non sono ciò! Chi è che vive quest’esperienza? E’ importante scoprire chi non cosa si sperimenta. L’elemento vitale e determinante, siete voi. Voi, in quanto Sé dietro l’esperienza, siete l’elemento vitale con cui essere in contatto. Evitate dunque il: “ perché tutti mi criticano sempre?, non sono mai contento di me stesso?, sono sempre così negativo?, nessuno mi vuol bene?, non ho mai successo?, non sono il Principe del Galles o il Presidente degli Stati Uniti? Ognuno a un certo punto casca nell’autocommiserazione, ma sono tutti sentimenti irreali. Ognuno di noi è un Dio, un grande essere divino, detiene tutta la saggezza, la potenza e l’amore di Dio, potenzialmente, che si deve però manifestare. Quel che inibisce la manifestazione sono proprio i sentimenti negativi: l’inadeguatezza, il vittimismo, l’avidità, l’egoismo. Il peccato maggiore, la più madornale eresia è il senso di separatività. Sbarazzandoci della separatività, ci liberiamo di tutte queste tendenze negative. Esse risultano dalla sensazione che abbiamo in noi di essere separati, che tutti gli altri individui attorno vogliano solo abbatterci. Ovviamente tendiamo a inibire tali sentimenti perché sono dolorosi, preferiamo reprimerli; consentite ad essi di riemergere in superficie e osservateli dicendo: “Sono io questo? Certamente no! Prendetene distanza, ed essi moriranno per mancanza di nutrimento. Più ci si focalizza sulla negatività, più la si alimenta, la si carica di energia. Qualsiasi cosa si nutre dell’energia che le diamo. Distanziandoci, non la alimentiamo più. Dite piuttosto: “ non sono io, questo non sono io”; si crea così un distacco fra voi e i sentimenti e gradualmente si affievoliscono finché muoiono denutriti. Questo è il modo di procedere, senza reprimerli. La repressione non porta a nulla di buono, ma l’autoindulgenza neppure. La maggior parte degli individui tende a inibire le proprie emozioni o a dar loro libero corso. Gli psicologi ci insegnano:: “Buttate fuori tutto! , Siate arrabbiati! Prendete a calci la porta! E’ ridicolo, insensato. Non si tratta di rifiutare le emozioni, ma semplicemente di guardarle senza volercene sbarazzare, senza sopprimerle, senza pensare: “Non dovrei avere questo sentimento, è sbagliato, è meschino”. Semplicemente osservare il sentimento, senza condannare, e senza indulgenza. Privandole di energia, si indebolisce la loro presa su di voi. Più ci provate, più debole sarà la connessione con tale negatività. Poi sarete liberi, la sola forma di libertà di cui disponete.
(SI 03.17)
(Conferenza di Creme a Tokio, 2008)
D. Maitreya giunge per cambiare il mondo, o per farne uno migliore?
R. No, questo è compito nostro, lo possiamo fare solo noi. Maitreya e i Maestri ci aiutano, sempre che facciamo le cose giuste, in accordo con la Legge. Ossia, se abbandoniamo i vecchi atteggiamenti tipici dei Pesci cui siamo aggrappati, rinunciamo agli investimenti, alle leggi di mercato, al potere relativo, a quel lieve senso di superiorità in quanto nazioni sviluppate. Ci aggrappiamo, a scapito di tanta sofferenza umana nel mondo intero. Negli ultimi 34 anni, avremmo potuto decidere di fare quanto è necessario, affinché Maitreya possa presentarsi e annunciare pubblicamente la sua presenza. Sarebbero stati sufficienti pochi passi verso quella che è davvero la nostra divinità. Quando dico i primi passi, suona gigantesco. Come possiamo fare? Non è chiedere l’impossibile? Niente affatto, è molto semplice. Tutto consiste nel fare qualche passo sul sentiero della verità, delle corrette relazioni. In sintesi si tratta di considerare l’umanità come un tutt’uno, un gruppo. Fratelli e sorelle di un’unica grande comunità chiamata umanità, qualunque sia il colore, la religione, la tradizione, ecc.: questi sono dettagli superficiali. La verità fondamentale è l’unicità dell’umanità. E il primo passo, dice Maitreya, il primo passo verso la condivisione è il primo passo alla divinità. Egli dice: “Nel condividere, si riconosce Dio nel proprio fratello”. La condivisione è divina; la giustizia è divina. Attuate la condivisione e la giustizia nel mondo e sarete nella vostra divinità.
(SI 03.17)